UN CORSO DI ALPINISMO PER UNA COMUNITÀ TERAPEUTICA: L’ESPERIENZA DI ALPITEAM

Pubblichiamo di seguito l’articolo di Beppe Guzzeloni (Direttore dei corsi Alpitem) presentato al convegno di domenica 13 marzo di MountCity

foto: convegno mountcity

Alpiteam, Scuola di alpinismo lombarda, nasce a Seregno nel 1986 come Scuola di alpinismo del CAI; ha rappresentato e tuttora rappresenta un’innovazione e una anomalia nel campo delle scuole di alpinismo del sodalizio.

A darne vita è stato un gruppo del corpo istruttori della Scuola di alpinismo “Renzo Cabiati” della sezione CAI di Seregno. Nasce spontaneamente con il parere positivo della Presidenza Generale e del Consiglio Centrale del sodalizio e sotto la giurisdizione del Comitato di Coordinamento delle sezioni lombarde, nel pieno rispetto dei regolamenti della allora Commissione Nazionale Scuole Alpinismo (CNSA), oggi CNSASA.

Alpiteam  fa della “territorialità” la sua caratteristica principale. Non appartiene ad una particolare sezione, ma opera in ambito territoriale lombardo, ponendo le proprie risorse tecniche e didattiche a disposizione di sezioni, gruppi e associazioni che ne richiedono l’intervento.

Nell’anno della sua istituzione Alpiteam svolge corsi di alpinismo per le sezioni CAI di Mariano C.se e Vedano al Lambro; uno stage su ghiaccio in Val Ferret per il GAM di Milano. Negli anni a seguire, fino al 1989, collabora con le sezioni di Meda e di Bovisio Masciago, Concorezzo e Voghera; organizza e gestisce anche un aggiornamento tecnico per gli accompagnatori  sezionali di alpinismo giovanile di varie sezioni del comprensorio di Concorezzo e Monza.

Nel 2013 Alpiteam è ispiratrice ed esportatrice della propria esperienza dando luogo, con alcune realtà terapeutiche che operano nell’ambito delle dipendenze patologiche, a “Passaggio Chiave”. Ispirazione dovuta anche da ciò che avviene all’interno del “movimento” di Montagnaterapia che raccoglie in sé importanti esperienze con pazienti portatori di  disabilità psichica e fisica.

I Servizi aderenti attualmente a Passaggio Chiave sono, oltre ad Alpiteam, le Comunità Terapeutiche: Arca di Como, Dianova, Il Molino della Segrona, Il Ceas di Milano, Villa Gorizia, Il Progetto di Castellanza e il Sert di Monza.

Con il 1987 Alpiteam inizia ad organizzare in via sperimentale un corso di alpinismo per la Comunità Terapeutica ”Arca” di Como che opera nel campo delle tossicodipendenze. Un’ esperienza nata quasi per caso, un’esperienza sbocciata da alcune domande di senso che gli istruttori fondatori del gruppo si erano poste e oggi ancora valide e attuali. E cioè : come dare spessore ai valori fondanti e irrinunciabili del Club Alpino Italiano  come il volontariato e la gratuità? qual è la funzione sociale di una scuola di alpinismo del CAI nei confronti dei soggetti più deboli? L’alpinismo può offrire loro un’opportunità di crescita e di sperimentazione di sé in un modo diverso?

Tentare una risposta a queste domande è il frutto di un processo ancora in atto e ogni anno i ragazzi che partecipano al corso ci forniscono spunti e stimoli per costruirla. Certo è che l’andare in montagna, vissuta nelle sue diverse dimensioni, e la frequentazione di ambienti naturali di particolare bellezza, occupa un posto di rilievo nel programma riabilitativo della CT per la loro valenza educativa.

Sapersi porre una meta impegnativa, allenarsi per affrontarla, reggere la fatica, misurare le proprie forze, scoprire i propri limiti, dare continuità alla propria motivazione arricchendola nella relazione con gli altri, sono questi elementi che si acquisiscono durante l’esperienza in montagna e che restano come alcuni fattori strutturanti il programma residenziale.

Perché un corso di alpinismo per una CT che ospita  persone con problematiche di dipendenza patologica? Di che tipo e con quali caratteristiche programmarlo? Gli istruttori devono essere anche educatori? La CT quale funzione deve svolgere?

E poi, quale alpinismo e quale passione per la montagna possono essere un’ alternativa alla dipendenza dalle sostanze? Non certo intesi come una relazione esclusiva, assoluta tra il soggetto e l’oggetto, tra me e la montagna, tra me e la sostanza, dove l’Altro sociale è escluso. Una relazione in cui l’oggetto diventa indispensabile, esigenza indifferibile, un qualcosa che non può venir meno, un qualcosa che non può mancare, dove il rischio potrebbe diventare condotta ordalica che si spinge fino alla  sfida con la morte.

Se così fosse, l’alpinismo colliderebbe con certe forme  tossicomaniche; se così fosse, un corso di alpinismo non avrebbe nessuna valenza vitale e quindi nessun significato pedagogico positivo.

La nostra esperienza, invece, parla di un alpinismo come opportunità di recupero di potenzialità, risorse e qualità, proprie dell’individuo, e da lui non più riconoscibili e utilizzabili prontamente, a causa delle limitazioni esistenziali derivate dall’abuso di sostanze. La montagna in quanto spazio naturale ricco di suggestioni metaforiche e simboliche, può diventare uno strumento di cura; e l’alpinismo, in quanto attività umana, diventa linguaggio, assume su di sé un discorso.

Ciò che proponiamo nei nostri corsi è l’esperienza di un alpinismo di scoperta dentro di sé, una sorta di esplorazione verticale. Il passaggio dal fare al pensare è fondamentale e si intreccia con il fare con e il pensare con il contesto relazionale (istruttori ed educatori) attraverso le funzioni di accompagnamento, con i processi di ricostruzione e di ri-apprendimento, di riconoscimento e di confronto tra Sé e la realtà esterna.

La Comunità fonda le proprie radici sull’esperienza della residenzialità, sul vivere insieme. Funge da contenitore, aiuta a “stare senza sostanze” e consente una presa di distanza da una realtà non più gestibile né vivibile.

Consente una costruzione o ri-costruzione di una rete di rapporti sociali che possa essere progressivamente interiorizzata, fatta propria. La Comunità è uno spazio, un luogo di produzione di nuovi significati vitali.

Anche l’andare in montagna, attraverso un corso di alpinismo, è uno spazio vitale che fornisce un senso al vivere. Non solo  l’andare in montagna in sé produce senso al vivere, ma è ciò che ci insegna la montagna in tutti i sui aspetti.

La Comunità e il corso  di alpinismo sono un tentativo di alleanza per aiutare i ragazzi  a scoprire  orizzonti di senso, obiettivi personali, progetti di vita.

Il corso ha soprattutto una finalità tecnico-didattica e culturale; non ci poniamo obiettivi educativi, ma siamo consapevoli che vi è un intreccio tra un’intenzione formativa e quella educativa poiché si affianca e incrocia quella fondamentale del programma riabilitativo. Il corso è una proposta, non un obbligo e non sostituisce il cammino residenziale. E’ un’esperienza integrante che non vuole classificare, escludere né  fare differenze tra chi partecipa o no al corso.

Un corso di alpinismo aiuta i ragazzi a operare sui loro comportamenti “mancanti” come la memoria, la concentrazione, il controllo dell’impulsività e dell’ansia; come l’attenzione, la pianificazione e l’effettuare delle scelte.

Il corso che ogni anno organizziamo, lo possiamo realizzare grazie al sostegno economico del CAI Centrale e Regionale il cui importo ci permette di acquistare materiali e abbigliamento, a effettuare trasferimenti in zone alpine e a pernottare in rifugi. Comincia a marzo e si conclude a fine luglio con una salita ad un 4000. A ottobre i ragazzi organizzano la festa di fine corso dove vengono consegnati gli attestati. Tendenzialmente si iscrivono circa 25 persone e la metà lo porta a termine.

E’ strutturato in uscite pratiche che, in modo graduale, percorrono l’arco alpino e lezioni teorico-culturali riguardanti, tra le altre, la meteorologia, la flora e fauna alpina, l’orientamento e la topografia; la tutela dell’ambiente montano; filmati e incontri con personaggi che hanno ”fatto” la storia dell’alpinismo.

Senza fare nomi abbiamo invitato W. Bonatti, A. Aste, A. Gogna, S. Pedeferri, Luigino Airoldi, B. De Donà, Dante Colli, Gianni Rusconi, Marco Anghileri, Floriano Castelnuovo… e tanti altri.

Giuseppe (Beppe) Guzzeloni