Ciao BAFFO

Il nostro amico Baffo, ci ha lasciato il 5 di questo ottobre, a 71 anni, legati stretti per non lasciarseli scappare. Imbragato alla vita. Se ne è andato senza più fiato, tradito da una malattia impietosa, giunta sul suo corpo come un colpo di vento improvviso, mentre con piede fermo saliva la cresta verso la cima del suo destino.
Se ne è andato lottando, non “sazio di anni” come dice la Bibbia, con accanto sua moglie Milena, suo figlio Cesare con Fabiana e parenti e amici più fedeli, lasciando dietro di sé pezzi caldi di vita non vissuta, rimpianti, nostalgie. La morte è sempre spreco.
Di lui ci ricordiamo la disponibilità, la sua fedeltà, il suo costantemente “esserci” anche nell’assenza.
In questi giorni tristi, in questa atmosfera dolorante di amici, di solitudini, di volti, di esistenze, di lacrime sommesse il suo nome diviene momento unificante e il ricordo di lui si trasfigura e diventa di nuovo incontro. Un incontro, una memoria, forse una nostalgia, di certo un vento che asciuga la fronte, una mano che senti posata sulla spalla, un sospiro di sollievo, un sorriso dimenticato.
Nulla di quanto noi fortemente sognassimo, nulla di quanto noi testardamente sperassimo. E piangiamo straziati, mutilati, tentando, su tibie traballanti, di fuggire da questo nostro dolore. Invano e non ora.
L’amico Enrico si è inabissato in questo tramonto dell’anno. Piangiamo, ma il nostro cuore sia in pace, perché con il suo ultimo saluto ci ha dato la vita, il senso inafferrabile della vita e il non temere l’univocità della morte come uno spegnersi di stelle. Ci aspetta un arduo cammino; i nostri passi ora sono titubanti, come di orfani, come marinai nella nebbia, come alpinisti in cerca dell’appiglio. Sentiamo il peso dell’eredità, una eredità non di sangue, non un consolidamento di una entità solida: ciò che ereditiamo è una testimonianza. Proprio ora che ne sentiamo la mancanza.
E in noi, in cammino fin dall’alba di noi stessi,
arranca il nostro desiderio
e per valli, creste e cime,
ci inoltriamo nel nostro destino.
E mentre ci parla il colore del tramonto

e odiamo una musica lontana
innalzarsi come preghiera,
ci accompagna,
sotto lo sguardo severo di spigoli
e pilastri di granito,
il pensiero di te, amico Baffo.
Solo così il cammino si fa più dolce,
il passo più costante,
l’orizzonte più vicino,
il desiderio più vivo.
Così tentiamo la nostra vita
In un lungo e forte abbraccio
A te, al Lele, ad Antonio e Massimone.