Sabato 26 maggio, durante l’Assemblea nazionale dei delegati 2018 tenutasi a Trieste, é stata conferito la Medaglia d’oro a Giuliano Fabbrica (INA Emerito di alpiteam).
Ecco i suoi ringraziamenti:
Grazie.
Sentire le parole belle, pacate e penetranti di Luca, percepire lo sguardo paterno della presidenza del CAI e cogliere l’empatia di questa assemblea, di voi delegati, mi fa molto onore e di ciò vi ringrazio. Ma è soprattutto la presenza forte e l’ indelebile eredità storica di questo Sodalizio, che voi oggi degnamente rappresentate, che mi accoglie impreparato.
Non m’aspettavo alcuna riconoscenza, né l’ho cercata né voluta. Ho solamente amato la montagna, l’ho vissuta e rispettata; l’ho fatta amare ad altri, l’ho fatta vivere e rispettare ad altri. Ed è per questo che ho scelto di diventare Istruttore Nazionale, perché ho creduto nelle scuole del CAI , perché mi sono battuto per la loro evoluzione e perché diventassero espressione e memoria di esistenze di uomini e donne che hanno fatto la storia dell’Alpinismo.
Sono qui, su questo palco, con tibie traballanti. Sento su di me la vostra riconoscenza, la vostra stima, il vostro grazie. Sento una gioia immensa che mi confonde.
Grazie a Camilla, mia moglie, e ai miei figli che mi hanno sostenuto, sopportato, criticato.
Grazie agli istruttori di Alpiteam che hanno creduto, lottato, pensato, agito e che tuttora sfidano le difficoltà e portano ad altre realtà terapeutiche la propria sfida e visione.
Grazie a tutti coloro, e sono tanti, che hanno aiutato e aiutano il vivere di questa esperienza.
Un’esperienza particolare, significativa: umana, didattica, alpinistica.
Grazie a Don Aldo Fortunato fondatore e animatore instancabile della Comunità Arca di Como che ci ha lasciato nel 2016.
Grazie alle esistenze “scartate, devianti, emarginate, umane, sensibili, fragili e forti allo stesso tempo dei ragazzi che hanno frequentato i nostri corsi di alpinismo, in questi 32 anni. Mi hanno arricchito, ci hanno arricchito.
E qui cito Erri De Luca: “ E poi per me pesa pure il pensiero di essere un resto di parole di altri, che altri non possono più dire. E’ una responsabilità che m’imbarazza, perché dico le storie anche per loro, gli assenti….. E così penso che le mie sono pure storie loro, che io porto e le contengo, e quando muovo le labbra si stanno muovendo anche le loro…..”
Vorrei concludere con un auspicio, con una speranza. Non fate cadere il messaggio di Alpiteam, sostenete tutte quelle esperienze di solidarietà e gratuità, di cui il CAI è ricco e sa di esserne fiero.
Grazie ancora e un abbraccio di riconoscenza e gratitudine, mio e di Alpiteam.